Nella scorsa settimana i paesi del nord Italia sono stati allietati ( dipende dai punti di vista… il freddo era sceso a – otto) dal fenomeno meteorologico della galaverna. Il nome è particolare e di origine incerta, per molto tempo sono stata convinta che fosse un’espressione dialettale, sapete, uno di quei tanti vocaboli dei nostri dialetti che definiscono una delle mille sfumature della natura ma che un po’ alla volta cadono in disuso e soltanto i vecchi ricordano. Invece no. Galaverna è un vocabolo della lingua italiana, probabilmente di origine greca o germanica. In inglese si traduce in soft rime.
Il bosco, avvolto da una nebbia più o meno fitta, assume un aspetto incantato; quando la nebbia si dissolve, come dopo una bella e copiosa nevicata, i rami si ammantano di bianco, i prati sembrano ricoperti da una spessa brina. In mancanza della neve, quella vera, ci si può accontentare.
La galaverna si verifica a temperature inferiori allo zero:, per un fenomeno chiamato sopraffusione, le goccioline di acqua presenti in sospensione nell’atmosfera possono rimanere allo stato liquido anche a temperature inferiori allo zero. E’ uno stato molto instabile, per cui quando le goccioline toccano una superficie solida anch’essa a temperature negative, come il suolo o la vegetazione, si ha il congelamento e quindi la solidificazione, il passaggio dallo stato liquido a quello solido. Ed ecco la galaverna, una sorta di rivestimento opaco, bianco e cristallino che ricopre i prati e la vegetazione. E’ uno strato soffice e poco compatto, che può facilmente essere scosso via. Per questo, la galverna di nebbia non può mai essere dannosa per il bosco. Anzi, la presenza di ghiaccio sui rami può servire a liberare la pianta da eventuali parassiti che la infastidiscono, come per esempio gli afidi.
Tutto questo può verificarsi soltanto in certe condizioni meteorologiche, con una nebbia formata da gocce di piccole dimensioni, temperature molto basse, assenza di vento e la veloce dissipazione del calore latente di solidificazione.
Si differenzia dalla brina che si forma per il passaggio del vapore dallo stato aeriforme allo stato solido senza passare per lo stato liquido, quando viene a contatto con una superficie fredda, quindi la brina non è coinvolta nel processo della sopraffusione.
Si distingue anche dal gelicidio, che si forma dalla pioggia, sempre per via della sopraffusione delle gocce di acqua, ma forma uno strato di ghiaccio liscio, duro e trasparente. Il peso di questo strato di ghiaccio può provocare la rottura anche di grossi rami.
Una curiosità: Galaverna è un cognome raro, diffuso in alcune zone del cuneese e nel reggiano, forse ad indicare che i capostipiti provenivano da una zona molto fredda, oppure da un soprannome dovuto ai capelli grigi che ricordavano l’effetto della galaverna sulle piante.
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