sabato 12 aprile 2014

Una straniera nei nostri campi: la minilepre


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Il piccolo lagomorfo comunemente conosciuto in Italia come minilepre, è in realtà un leporide proveniente dall'America e il cui nome scientifico è Sylvilagus floridanus (perché originario della Florida). Il silvilago è una delle specie di leporidi più diffuse in Nordamerica, mentre da noi è stato introdotto in tempi recenti (così come in Francia), per scopi venatori. Ovviamente, ora che si è diffuso e in alcune province crea qualche disagio agli agricoltori, la colpa non è dei cacciatori, ma del mite animaletto, immigrato suo malgrado!
Ma vediamo di saperne un po' di più su questo grazioso coniglietto che popola le nostre campagne.
Il silvilago (o minilepre) è piuttosto piccolo, raggiunge al massimo una lunghezza di 35-40 cm e un'altezza di 18-22 cm. Il suo peso oscilla tra 1 kg e 1,5 kg (sai che scorpacciata per i nostri coraggiosi sterminatori della domenica...). Possiamo considerarlo una via di mezzo tra la lepre e il coniglio selvatico. La sua caratteristica distintiva è il fiocco bianco sulla coda. Infatti  la parte interna della coda e gran parte del posteriore sono bianchi e ricordano la bambagia  della pianta del cotone prima della raccolta. Da qui, il nome comune della specie in inglese: "cottontail", coda di cotone.
Le orecchie sono relativamente corte (4-7cm) e il colore del mantello nelle parti superiori varia dal grigio al bruno rossiccio mentre nelle parti inferiori è beige o biancastro. La nuca è rossastra, raramente nera. Si distingue dal coniglio selvatico proprio per la colorazione del mantello e per le orecchie che nel silvilago sono più corte, ma anche perché non si rifugia in tana dopo la fuga. Le minilepri infatti non scavano tane. È facile distinguerlo anche dalla lepre comune per le sue piccole dimensioni e per la sua corsa nella fuga, compiuta a piccoli passi zigzaganti e solo per brevi tratti, nei quali può raggiungere punte di velocità di 30 km/h.
Abbiamo detto che le minilepri non scavano tane, quindi i piccoli nascono in una sorta di nido che viene ricavato dalle madri in una depressione del terreno. Sono completamente indipendenti già a partire da 4-5 settimane. Generalmente le minilepri ricavano i loro nascondigli scavando piccoli avallamenti del terreno, fra l'erba alta, sotto i cespugli oppure lungo gli argini.
La minilepre è un animale solitario con un'attività prevalentemente crepuscolare e notturna, anche se non è raro avvistarli di giorno, in mezzo a un prato o vicino alle case. Le minilepri infatti si avvicinano facilmente anche alle aree urbane e suburbane.
Si adatta ad ogni situazione, essendo in grado di vivere sia in pianura che in collina, ma predilige i terreni misti, dove le zone erbose si alternano ai cespugli, che possono facilmente essere utilizzati come nascondigli in caso di fuga. 
La dieta del silvilago è esclusivamente vegetariana. Si nutre di vegetali verdi, come erba e trifoglio in estate e corteccia, radici, foglie secche o ramoscelli in inverno, durante il quale resta attivo. Si nutre comunque di moltissime specie vegetali, piante sia erbacee che arbustive, cereali, bacche e frutti. Integra  questa alimentazione povera con la coprofagia: l'intestino cieco è in grado di produrre le vitamine e i nutrienti necessari attraverso la fermentazione e di espellerle sottoforma di ciecotrofi ( feci mollicce da non confondere con le feci dure vere e proprie) ricchi di vitamine del gruppo B, che poi vengono reingeriti non appena emessi. Questa pratica, chiamata anche  ciecotrofia, è tipica dei lagomorfi.

Il periodo riproduttivo va da febbraio a settembre e ogni maschio si accoppia con più femmine. Le nidiate sono molto numerose, arrivano anche a 9 piccoli e la femmina può accoppiarsi dopo poco tempo dal parto. La madre allatta i piccoli due volte al giorno, ma non rimane sempre nel nido con loro. I piccoli raggiungono l'età dell'accoppiamento a soli tre mesi dalla nascita. La predazione dei suoi nemici naturali (falchi, gufi, lupi, mustelidi e linci) impedisce a questa specie di proliferare a dismisura. Ovviamente, uno dei suoi peggiori nemici è l'uomo, che lo caccia oltre che per la carne (e per il divertimento, se così possiamo chiamarlo!) anche per la pelliccia, che viene utilizzata nei capi d'abbigliamento e perché ritenuto nocivo dagli agricoltori ... Ma di chi non siamo il nemico numero uno, noi, del resto? 


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