lunedì 31 ottobre 2011

Lo sterco: un ecosistema vitale

Può capitare durante un’escursione di trovare dello sterco. Chi avrebbe mai detto che quelle montagnole fumanti dalle quali si cerca di stare lontani, per qualcuno possano rappresentare invece fonte di vita e un habitat ideale?
Già, perché lo sterco rappresenta un ecosistema in miniatura.
Sul sistema sterco si stabiliscono diverse comunità che lo utilizzano ognuna in un modo diverso.
Esiste un gruppo di organismi che arriva immediatamente sullo sterco fresco per sfruttarne la fase acquosa e risolvere così i propri problemi sia alimentari che riproduttivi. Fanno parte di questo gruppo le mosche e i ditteri.
Subito dopo arrivano i predatori, che si inseriscono nel sistema non come coprofagi, ma in quanto vi trovano abbondanza di prede.
All’interno della guild coprofagia troviamo specie che si nutrono di sterco ma con modalità differenti. A seconda dell’utilizzo avremo quindi dei modelli diversi:
-         sulla superficie: epifagico
-         in profondità: endofagico
-         interfaccia : mesofagico
-         sotto lo sterco: ipofagico
-         lo prendono e se ne vanno: telefagico
Rovesciando uno sterco potremmo trovare queste varie specie. Lo sterco vediamo quindi che è un sistema molto più complesso di quello che potrebbe sembrare.
Tutti questi gruppi hanno una funzione essenziale nel riciclaggio dello sterco perché in momenti diversi compiono un’azione di particellaggio della struttura rendendo più facile il passaggio dell’acqua piovana, arricchendo il terreno di ossigeno e rendendolo più friabile lo lasciano in condizioni ottimali.
Si è visto, soprattutto nelle zone insulari, che dove le mandrie sono state introdotte dall’uomo in ambienti privi della presenza di coprofagi, lo smaltimento delle deiezioni creava molti problemi.
Questo si è verificato sia nelle Azzorre che in Australia. In Australia si è poi tentato di ovviare al problema introducendo coprofagi africani, che però si sono espansi a discapito della fauna coprofagia autoctona, fortemente specializzata sui marsupiali.

Spesso i coprofagi si riproducono con modalità analoghe:
-         linee endocopride: mangiano e si riproducono nella massa di sterco
-         linee telecopride: manipolano e trasportano a distanza delle palline che poi utilizzeranno per nutrirsi e nidificare (es. lo scarabeo)
-         linee paracopride: scavano gallerie sotto lo sterco e vi nidificano.
Lo sterco degli erbivori ha ampi spazi che soddisfano tutti, infatti i coprofagi prediligono lo sterco degli erbivori ( ad esempio quello di mucca).
La coprofagia è una condizione primitiva; gli adulti si nutrono anche di altro, ma le larve no.





Un telecopride può anche essere epifagico. I modelli riproduttivi però sono più schematici di quelli alimentari, molto più flessibili.
Nei telecopridi assistiamo ad una rigida successione di situazioni:
-         si avvicina allo sterco
-         lo particella
-         lo modella  (sfere sempre uguali per entità e peso)
-         lo trasporta
se sono in coppia la pallina servirà per il nido, se invece c’è un solo individuo, la pallina avrà uno scopo alimentare.
I telecopridi più primitivi hanno un sistema più rudimentale: entrano nello sterco, ne fanno un prelievo rozzo e si allontanano dentro una galleria.

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